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AS if we weren't dreaming of summer enough, Dolce & Gabbana launches its new Light Blue fragrance campaign with Bianca Balti and David Gandy today - and we've got the behind-the-scenes images of the sun-soaked affair.
Shot in Capri by Mario Testino, the campaign sees David Gandy reprise his role as the white-trunks-clad male fragrance face, while Balti makes her debut in a Fifties-style high-waisted bikini. "During the shoot David and I laughed a lot, so I think it made us very comfortable with one another and after a while it started feeling like we had known each other for ages. And he's got such an amazing body!" Balti said. "It was really relaxed and playful. It felt like David and I were on holiday together! Working in the sun was such a luxury. For me it was fun to work in such an idyllic location, that's the great thing about photo shoots - they can take you anywhere." SOURCE Bianca Balti: «Il mio lato ribelle»
Bianca Balti si è fatta intervistare da Viola Di Grado, la più originale e dissacrante delle nuove scrittrici. Il risultato? Una chiacchierata vera, fuori dagli schemi. E così la top model di Dolce & Gabbana si svela: Bianca fuori... più scura dentro. Se nel mondo della moda dici Bianca, pensi subito alla top model italiana più famosa, seducente, sorridente. Bianca Balti ora è anche il volto della campagna della fragranza Light Blue di Dolce & Gabbana. Se nel mondo dei libri dici Viola, pensi subito a Viola Di Grado, la voce letteraria italiana più nuova e spiazzante. Bianca e Viola: due giovani donne che vivono in mondi e modi diversi, due nomi che sono due differenti colori. E allora in redazione è andata. E così state per assistere a una chiacchierata davvero speciale. Inizia Viola, risponde Bianca... Io vesto i panni dei miei personaggi, tu invece ti fai vestire. Indossi un'immagine assegnata. Come lo vivi? «Cerco di essere il più distaccata possibile. Nelle passerelle mi dicevano "mi raccomando, non metterci niente di tuo": non dovevo apparire. Non come nelle sfilate degli anni '90, con Cindy Crawford o Claudia Schiffer». Tu hai detto in un'intervista "cerco di non far parte di niente", ma la moda lancia dei modelli, degli schemi da adottare, di cui far parte... «Non è sempre stato così: prima di fare la modella mi cucivo io i miei vestiti, andavo a cercare pelliccine fluo sintetiche, ganci speciali... La cosa che mi premeva di più era creare un personaggio che mi rendesse unica... Ma da quando lavoro nella moda mi sono conformata anch'io. Adesso mi viene più facile uniformarmi agli altri». Io ho vissuto in vari posti. A Kyoto stavo in una casa senza mobili, a Londra in una vecchia villa in collina con 12 russi, in Cina avevo una stanza affacciata su un fosso. Tu giri il mondo, hai vissuto in una casa occupata, e hai detto che Lodi è meglio di New York. Basho diceva "il viaggio è casa". Dov'è casa per te? «Da bambina mi piaceva una frase: "la vita è come un ponte, non costruirci la casa sopra". Ma poi ho iniziato a viaggiare per dovere, e da lì mi è nato un nuovo senso di appartenenza: più viaggiavo più capivo che il viaggio mi fa perdere quello che sono. Ora ho bisogno della mia casa per sentirmi a casa». Uno dei temi principali dei miei romanzi è la non-comunicazione madre-figlia. Nel mio primo romanzo parlavano con un alfabeto fatto di sguardi, perché le parole non funzionavano più. Tu e tua figlia Matilde, che ha sei anni, in che linguaggio parlate? E tu e tua madre? «Con mia figlia parliamo di tutto: è la cosa più bella che abbiamo. Trovo sempre un modo per raccontarle una storia che le possa far comprendere la realtà che la circonda. E' una comunicazione senza limiti, e anche molto fisica: quando la vado a prendere all'asilo le do tre baci in bocca, mi ha detto che le altre mamme non lo fanno. Mia madre viceversa non mi diceva nulla, da piccola ne soffrivo tantissimo, ed è per quello che ho voluto rompere un sacco di tabù: non si poteva parlare di fare l'amore, e allora... facciamo l'amore a 14 anni! Adesso le ho insegnato a lasciarsi andare, e ne sono orgogliosa». Hai detto "cerco di isolarmi". Ma come riesci a isolarti, mentre la tua immagine va in giro sulle riviste? «Il mio più grande desiderio è di essere lasciata in pace, ma adesso gli unici miei momenti di solitudine sono sull'aereo. Quand'ero una teen-ager invece stavo molto da sola e creavo: facevo i miei collages...». Com'erano questi collages? «Politici, sociali. Li ho regalati tutti a persone che non vedo più. Uno lo conserva ancora mio fratello: c'è il mondo che piange, e intorno tutte le cose orrende del pianeta. Mio padre aveva la distribuzione dei giornali della provincia di Lodi, per cui sotto casa avevo il magazzino, ancora adesso a casa ho cartelle piene di ritagli. Avevo trovato due occhi bellissimi pieni di lacrime e da lì è nata l'idea del mondo che piangeva per le sue disgrazie. Ora i collages non li faccio più, né i vestiti: la mia arte sta tutta nell'improvvisarmi mamma. Trasformo le cose in favole, invento per mia figlia un mondo bellissimo». Se potessi scegliere un personaggio letterario di cui poter indossare per un giorno i vestiti e i pensieri? «Io sono Cenerentola, e il mio lieto fine ce l'ho già avuto». Hai detto che pensavi di morire a trent'anni. La protagonista del mio ultimo libro, Cuore Cavo, muore a venticinque, e per tutta l'eternità indossa un vestito rosso. Tu perché pensavi di morire prima dei trent'anni e che cosa indosserai nella vita eterna? «Più cresci più t'imprigioni. Io avevo tanta creatività e tanta personalità, ma più vado avanti con gli anni meno sono me stessa. Non voglio diventare grande: si scende a troppi compromessi. Nell' eternità sarò vestita come una vergine, di bianco, di sangallo». Viola Di Grado si racconta «Ho studiato lingue orientali a Torino e a Kyoto, poi filosofia cinese e giapponese a Londra. Il mio romanzo d'esordio Settanta acrilico trenta lana ha vinto il premio Campiello opera prima ed è stato tradotto in otto Paesi. Il mio secondo romanzo, appena uscito, è Cuore Cavo.Racconta Racconta il suicidio di una ragazza e ciò che lo segue. La disgregazione del suo corpo, sottoterra, che lei documenta sl sio diario con scupolosità e compassione. Il rimpianto per la sua vita che non può ricomporsi, ma continua a vagare in un aldilà tetrp e desolato, dove i suoi cari non possono più sentirla ma i morti restano in ascolto, impauriti, in attesa. E' un romanzo sulla morte ma è un romanzo che rompe il tabù della morte. Perché la morte non è un evento, è un processo, un inizio. E' un romanzo che scorre in verticale verso l'alto, senza forza di gravità». Bella come Bianca La mia ossessione «Ho le sopracciglia sottili e per questo faccio di tutto per tenerle in ordine», dice Bianca. «Disegno la forma che voglio con la matita e poi la fisso con la lacca. Sulle ciglia non metto mascara, non so applicarlo, ma ho sempre un piegaciglia in borsa». La dritta da top model «Se mi trucco a casa, poi faccio un bagno caldo: il vapore fa penetrare meglio il fondotinta nei pori e il make-up sembra più naturale». Cosa consiglierò a mia figlia «Le insegnerò a non piangersi addosso, se non si piacerà, ma a concentrarsi sui suoi lati migliori». Il profumo «Light Blue è la prima fragranza che ho indossato ed è ancora la mia preferita. In un istante mi trasporta a Capri, evoca l'odore della pelle al sole e dell'aria di mare. è femminile e ha carattere, proprio come». SOURCE See Moore >> |